Il Selvaggio Blu nasce dall’idea di due amici che, attraverso i sentieri del Supramonte di Baunei, decisero di unire Pedra Longa a Cala Sisine.
Erano gli anni 1987/1988 quando Peppino Cicalò (fonnese ma frequentatore assiduo di Santa Maria Navarrese) e Mario Verin (scalatore professionista) decisero di intraprendere questa avventura.
Forse non immaginarono neanche loro che, il loro tracciato, sarebbe diventato uno dei percorsi trekking più belli del mondo.
Come è nato il Selvaggio Blu
Il carattere roccioso ed aspro del Supramonte di Baunei, dal quale si ammira la bellezza dell’orizzonte che unisce cielo e mare, non fermò i due esploratori.
Partendo da Pedra Longa (Santa Maria Navarrese) iniziarono convinti la loro splendida impresa.

Sentiero Pedra Longa
Fiancheggiarono vertiginose pareti sul mare, camminarono su sentieri di lame calcaree affilate come coltelli.
Odorarono i profumi dei ginepri piegati dal vento, di erbe, di macchia mediterranea, fitta e rigogliosa, attraverso la quale passano, tutt’oggi, le capre coraggiose del supramonte baunese.
“Raccoglievamo per terra i bossoli dei cacciatori, ce ne erano tantissimi e li infilavamo sui rami per lasciare una traccia. Ormai, in molti punti si è formato un sentiero, ma a quei tempi aprirsi un varco tra i ginepri e la parete di roccia era molto difficile, uscivamo coi vestiti a brandelli”. (Verin)
Grazie alla profonda conoscenza del territorio di Cicalò e all’esperienza come alpino di Verin, in soli due giorni, raggiunsero Cala Goloritzé.
Nonostante la loro predilezione per i paesaggi mozzafiato come Punta Salinas, i due pionieri, cercarono comunque di rendere l’itinerario praticabile.

Selvaggio Blu Pedra Longa
Nel 1988 decisero di studiare accuratamente la parete rocciosa navigando sotto costa con una barca.
Una volta completata l’ispezione, iniziarono a perlustrare i sentieri dell’altipiano del Golgo.
Avvalendosi dei preziosi consigli dei pastori del luogo, scoprirono vari passaggi sorprendenti, attrezzati con tronchi di ginepro sospesi quasi nel vuoto che, i caprai, usavano per superare strapiombi e salti di roccia.
Finalmente, nel mese di maggio del 1988, terminarono il percorso, raggiungendo Cala Sisine.
Insieme chiamarono il tracciato “Selvaggio Blu”.
“Doveva essere una traccia provvisoria, utilizzavo il colore azzurro per Selvaggio Blu e la vernice rossa per quei sentieri che lo intersecano e ne costituiscono delle possibili vie di fuga.”
Dino Barranu, l’allora sindaco di Baunei, comprese subito l’importanza di questo progetto.
Incaricò Cicalò e Verin di concretizzarlo. Chiese loro di attrezzare i tratti d’arrampicata sul modello delle ferrate alpine, di formare guide, di utilizzare gli ovili abbandonati come punto di bivacco.
Verin, da esperto scalatore, iniziò così a dare vita al Selvaggio Blu che noi oggi conosciamo.
L’itinerario iniziale si suddivideva in quattro tappe: da Pedra Longa a Porto Pedrosu, da Porto Pedrosu a Cala Goloritzè, da Cala Goloritzè a Bacu su Feilau (Padente) e da Bacu su Feilau a Cala Sisine.
Il Selvaggio Blu oggi
Esistono varie cooperative di guide che offrono ai trekkers servizi e opzioni per realizzare il Selvaggio Blu.
La stagione migliore, per concretizzare questo ambizioso progetto, è indubbiamente la primavera.
In ogni periodo dell’anno è comunque possibile effettuare tratti del percorso; sia per scendere a mare sia per arrivare a maestosi punti di osservazione come Punta Salinas o Punta Giralidi.

Arco di Cala Goloritzé
Per esperienza personale, però, sconsiglio sempre di organizzare escursioni impegnative sul supramonte di Baunei durante il periodo estivo.
La stessa discesa e risalita a Cala Goloritzé, durante l’estate, può diventare molto pesante se non si è sufficientemente allenati o attrezzati.
Il caldo è nemico numero uno di questo tipo di camminate (molto impegnative).
È indispensabile sapere che, per affrontare il Selvaggio Blu, è necessario essere accompagnati da guide esperte.
È consigliato a persone preparate, ben allenate, con grande spirito di adattamento, pronte ad misurarsi con la natura nel suo aspetto più selvaggio (appunto).
La maestosità della natura, unita alle difficoltà, all’impegno fisico richiesto, nel tempo, ne hanno alimentato a dismisura la popolarità.
Grazie alla bellezza incontaminata del territorio, alle sue peculiarità uniche, il Selvaggio Blu diventato una delle mete più ambite di escursionisti, climbers e naturalisti provenienti da tutto il mondo.