Quando si nomina la Barbagia, il pensiero “generale”, va al periodo del banditismo, a Graziano Mesina, Matteo Boe, alle faide tra paesi. La Barbagia invece è il cuore della Sardegna. Insieme all’Ogliastra è la vera, autentica anima, sopravvissuta (ancora non per molto), alle contaminazioni moderne.

 

«ché la Barbagia di Sardigna assai
ne le femmine sue più è pudica
che la Barbagia dov’ io la lasciai»

 

La natura selvaggia è il palcoscenico, inaspettato, di variegate, splendide, cartoline: i filari di vigne di cannonau ed il monte Corrasi; muretti a secco che delimitano pascoli di pecore e mucche, meriggiando all’ombra di alberi secolari.

I pastori vestiti di velluto nero, testimoni del lento scorrere del tempo, che si riposano seduti su una panchina di fortuna, con lo sguardo perso nell’immensità, durante le ore del crepuscolo, quando il cielo si dipinge di varie tonalità di arancione e viola.

 

I Murales di Orgosolo consultorio

Murale di Orgosolo

La Barbagia ovvero le barbagie ( Belvì, Bitti, Nuoro, Ollolai, Seulo e il territorio del Mandrolisai) sono fatte di piccoli paesi, spesso arroccati sui monti del Gennargentu.

Piccoli borghi antichi, gemme incastonate in una natura selvaggia ed incontaminata senza uguali, (solo paragonabile a quella ogliastrina); un popolo che si distingue per la sua operosità, generosità, resilienza.

Uomini, donne, bambini che parlano ancora la loro lingua d’origine, in varie declinazioni.

 

Orgosolo: il cuore del cuore della Sardegna

 

Orgosolo è una di queste realtà. Il piccolo paese famoso per i suoi murales, è diventato, nel tempo, la mia seconda casa. Ad Orgosolo, ho conosciuto persone che sono diventate, per me, come parentela di sangue. Zia Rita, a tal proposito, ha un posto speciale nel mio cuore.

Barbagia

Donne di Barbagia

La immagino nel suo grande salotto affacciato sul supramonte e sul monte Corrasi, con il suo abito nero, i capelli lunghi, d’argento, raccolti in una crocchia, le mani incrociate, come se stesse recitando una preghiera.

Al principio non capivo l’ospitalità orgolesa; quando mostravo a Zia Rita il mio stupore lei mi guardava,  ridendo diceva: “Ilaria, noi siamo abituati così, dove si mangia in quattro si mangia in cinque, non abbiamo tanto ma quello che abbiamo lo condividiamo”.

 

Cosa fare in Barbagia

 

La Barbagia, in qualsiasi mese dell’anno, è sempre una buona idea. Soprattutto durante l’autunno e l’inverno,  qui si svolgono vari eventi, alcuni di grande rilevanza.

Fin dalla prima settimana di settembre, a dicembre inoltrato, in (quasi) ogni paese barbaricino, si svolge la manifestazione Autunno in Barbagia, Cortes Apertas. Ovvero, in ogni piccolo borgo sono allestite bancarelle di prodotti tipici culinari e non e piccole osterie improvvisate, nelle cortes (cortili) appunto dove i visitatri sono spesso accolti con grande cordialità e simpatia.

Di grande eco, anche a livello nazionale, è diventato il carnevale che si volge in questa, bella, antica, remota parte di Sardegna. Tra i più famosi quello di Mamoiada, con i suoi Mamuthones e Issohadores. Un capitolo quello del carnevale mamoiadino che merita sicuramente un racconto esclusivo.

 

escursione cavallo Orgosolo

Escursione a cavallo (Orgosolo)

La Barbagia, negli anni trascorsi, è diventata (per me) una meta imprescindibile.

Un paradiso che cambia aspetto ad ogni stagione: le foglie color rosso fuoco dei vigneti in autunno, la coltre di neve soffice che ricopre il Gennargentu in inverno, i profumi  dell’elicriso, del mirto, del lentisco, del cisto che inebriano le lunghe giornate di primavera, infine l’estate, con i suoi temporali brevi, benefici per l’uva del cannonau che, piano piano cresce nel silenzio della campagna.

Vivere la Barbagia è come immergersi appieno nella Saredegna antica, quella autentica. Nella  quale i costumi, le usanze e le tradizioni sono tutt’ora tramandate dagli anziani, alcuni centenari, ai giovani che, nonostante l’imperante modernità, perseverano nella conservazione di questa straordinaria, quasi unica realtà, con tenacia e fierezza.

 

 

 

 

 

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